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20 agosto 2019 –
La crisi di governo innescata dalla Lega, conclusasi con le dimissioni del Premier Giuseppe
Conte e la conseguente caduta dell’esecutivo, rischia di bloccare diverse misure in attesa di
sviluppo e approvazione.
A risentire della situazione di precarietà governativa potrebbero essere svariati settori e
figure: dai dipendenti pubblici ai rider, fino alle aziende e ai nuclei familiari, solo per
citarne alcuni.
Inoltre resta aperta la questione dell’aumento dell’Iva,
da sventare facendo quadrare i conti nella prossima Legge di bilancio.
Se non ci si dovesse riuscire, con ogni probabilità, si andrebbe incontro a un’impennata dei
prezzi che porterebbe a un drastico calo di consumi che, a sua volta, rischierebbe di gettare
il paese in una grave recessione economica.
Per quanto riguarda le misure a rischio e i nodi rimasti irrisolti ci sono:
La rimodulazione del Bonus Renzi degli 80 euro.
• L’idea è della Lega che vorrebbe trasformarlo in una detrazione fiscale a tutti gli
effetti.
Il futuro del Reddito di cittadinanza e del salario minimo.
Sul primo la Lega è sempre stata scettica (ma anche il Pd non ne è mai stato convinto).
Sul secondo invece il Pd ha una visione comune con i M5s, mentre il Carroccio preferirebbe
destinare fondi ad altri progetti.
La promessa Flat tax potrebbe non vedere mai la luce: cavallo di battaglia leghista, se si
dovesse formare un governo a guida M5s e Pd, tramonterebbe del tutto l’idea della tassa piatta
per imprese e famiglie, in quanto i giallo-rossi si sono sempre schierati a favore di un
sistema di aliquote progressive.
In bilico ci sono anche gli statali che hanno fatto richiesta di sfruttamento di Quota 100. Al
momento risulta, particolarmente spinosa la situazione degli insegnanti.
Rimangono in attesa di una soluzione diverse crisi aziendali, che coinvolgono 220 mila
lavoratori, per un totale di ben 158 tavoli aperti, in cui era seduto il Ministero dello
Sviluppo Economico. Alitalia, Alcoa, Almaviva, Acciai speciali Terni, Mercatone Uno, Blutec
Whirpool, Ilva e il caso dei contratti dei rider, le questioni più delicate.
Altra questione da districare è la riforma costituzionale che riduce il numero di parlamentari,
da sempre cara al M5s.
Nonostante la crisi, la Lega si è detta pronta a votarla. Avallo anche da parte del Pd.
In uno scenario politico simile, però, resta da capire se realmente l’iter sarà portato a
termine.
Ci sono inoltre da risolvere tre nodi importanti che hanno innescato profonde spaccature nei
mesi scorsi: la riforma della giustizia, la TAV e l’Autonomia differenziata, che interessa le
regioni, in particolare la Lombardia, il Veneto e l’Emilia-Romagna.
Per europa federale
Marco Fumagalli
Resp. alle P.R.
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