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18 aprile 2025 GIORGIA MELONI “NAZIONALISTA DELL’OCCIDENTE”?-


DI DOMENICO GALBIATI

Apr 19, 2025 - 07:55:56 - CEST

Va riconosciuto che sostanzialmente Giorgia Meloni, di fronte a Trump, ha tenuto il punto in ordine all’ Europa.

Non ha, ovviamente, preteso di rappresentarla, né di intromettersi nella questione dei dazi che istituzionalmente compete all’Unione e non ai singoli paesi.

Non ha chiesto la mancia, né avrebbe potuto accettarla ove mai gli fosse stata offerta.

Anzi, l’uno e l’altra sono stati molto attenti a non mettersi reciprocamente in imbarazzo, coltivando un clima di famiglia diretto a preservare e mostrare la comune appartenenza politica.

Il dato, evidentemente, su cui entrambi investono, secondo una prospettiva di medio-lungo termine, che va oltre le dispute, pur rilevanti, del momento.

A Trump preme che tra i più importanti Paesi dell’ Unione Europea ve ne sia uno con cui condividere una parternship ideale, se così si può dire.

Anche l’ isolazionismo protezionista – pur nutrito da una persistente opzione egemonica ed imperialista – altro non è se non, in definitiva, nelle forme colà possibili, una forma di nazionalismo.

Ed altrettanto preme alla nostra Presidente del Consiglio non porsi in palese contraddizione con la storica ed obbligata vocazione europea dell’Italia e, nel contempo – come su queste pagine è già stato osservato – lasciarsi, un po’ per volta, assorbire dall’ onda trumpiana, quasi si trattasse non di una scelta deliberata, ma, in definitiva, di un percorso necessariamente coerente all’ evoluzione dei rapporti di forza a livello internazionale.

Nell’ottica di quella competizione sino-americana che pretende, almeno secondo Trump, che ci si schieri apertamente.

Meloni ha ottenuto che Trump venga a Roma, senza escludere che, nell’occasione, possa incontrare i leader europei.

Nulla di sostanziale – Trump ha ribadito che vuole accordarsi con tutti, ma gli accordi intende farli a modo suo – ma, in ogni caso, Giorgia Meloni ha messo il piede tra lo stipite e la porta per evitare che venisse ancora una volta sbattuta in faccia all’ Europa, conservando, al contrario, uno spiraglio di dialogo.

Onestamente non poteva fare di più. Ma neppure di meno.

Ad ogni modo, ha tenuto il punto anche a proposito della consonanza politica – e qualcosa di più, si potrebbe dire “ideologica” – con Trump e con il movimento eufemisticamente detto “conservatore”, in effetti, sovranista, con le inferenze nazionaliste o populiste che ne derivano, per ogni dove del mondo.

Ha lisciato per il verso del pelo la dottrina MAGA che ispira Trump, affermando che intende concorrere a rendere più grande anche quell’Occidente che Ursula von der Leyen, troppo precipitosamente, ritiene defunto una volta per tutte.

Ma è soprattutto quella definizione che Giorgia Meloni dà di sé stessa, qualificandosi come “nazionalista dell’ Occidente” che merita di essere approfondita.

Infatti, per quanto non appaia immediatamente di facile comprensione, sembra rappresentare la sottile chiave di volta dell’effettivo pensiero e dell’ indirizzo strategico di Giorgia Meloni.


Per Europa Federale
Domenico Galbiati

 
 
 
 

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