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22 settembre 2011 II Cav. non molla, ma non basta: il Pdl si muova e riparta dalla politica.


L’attesa.
E’ questa la condizione in cui ci troviamo, nostro malgrado.
Non c’è alcuna certezza sulla quale proiettare le nostre speranze politiche.
Si resta aggrappati, con ansia, alla prossima intercettazione divulgata, alle scomposte mosse nella
maggioranza, ai personalismi che potrebbero far da miccia ad una situazione potenzialmente esplosiva.

Che la telefonata più intima e fosse pure la più volgare tra Berlusconi ed un qualche prosseneta, tra le ragazze ingaggiate per tener compagnia al premier o tra quelle tra lenoni e lestofanti possano piegare un Paese per l’utilizzo improprio che se ne fa, è da brivido.
Non c’è grandezza nella lotta politica in Italia, soltanto miseria.
E chi ne paga le conseguenze è un Paese piegato, incredulo, sfiduciato.
Scoprire che le vite degli altri, dove non si annidano peraltro neppure ipotesi di reato, vengano scoperchiate da investigatori senza scrupoli, che centinaia di migliaia di intercettazioni – o forse milioni, chi può dirlo? – vengano effettuate per mettere in piazza il mondo “peccaminoso” (ma per chi? Per i credenti, forse) del premier è semplicemente deprimente.

Oddio, ognuno è libero di farsi l’opinione che vuole dei costumi di Berlusconi, così come in passato se l’è fatta di quelli di Kennedy o di un’infinità di personaggi pubblici, fino ad Eliogabalo ed oltre. Legittimo.
Ma che la rivelazione di private storie debba diventare il pilastro per la costruzione di un teorema senza reato, tuttavia efficace per distruggere non solo un uomo bensì una parte politica che bene o male egli ha rappresentato, è francamente mostruoso.

E’ questo che autorizza chicchessia a declassarci agli occhi del mondo.
A considerare l’Italia come una sorta di corte bizantina dove si consumano le più atroci nequizie, dominata da un manipolo di barbari che fanno corona al Caimano. Il danno che il circo mediatico-giudiziario, animato da domatori con la bava alla bocca, sta procurando al nostro Paese è incommensurabile.
E di fronte ad esso non basta dire “non mollo”, come ha scritto Berlusconi, né che la legislatura va avanti comunque secondo il proclama di Alfano e neppure che “forse” si arriverà al 2013 a detta di Bossi nuovamente secessionista in vista dei tempi magri che probabilmente si approssimano.

Occorre una reazione politica.
Saltiamolo questo ostacolo osceno che si para davanti a noi ed offriamo al mondo del centrodestra ragioni valide per mobilitarsi non tanto in difesa della “moralità” della classe politica, quanto a presidio di un’idea della politica che una volta uscita dalle sezioni dei partiti non s’è infilata tra le lenzuola delle zoccole e di chi privatissimamente si giova della loro compagnia.
Insomma, per andare avanti, come dice Alfano, non c’è bisogno del permesso di Berlusconi (implicito, ovviamente), ma di mettere in campo iniziative popolari, convincenti che possano rianimare il terremotato elettorato di centrodestra.
Poi, dipenderà dal premier decidere che cosa vuol fare, ben sapendo che esistono soltanto due strade – e di questo l’opposizione se ne deve fare una ragione – per uscire di scena: le dimissioni per ragioni di opportunità o la sfiducia in Parlamento.
La sola cosa che il presidente del Consiglio non può fare è cedere alle pressioni degli avversari che attraverso l’uso spregiudicato di certa magistratura e di alcune gazzette trasformatesi in queste settimane in organi di pubblica informazione pornografica vorrebbero cancellare ciò che l’elettorato ha deciso tre anni fa.

Se la sentono lorsignori di mettere sotto accusa con le modalità previste dalle leggi e dalla Costituzione Berlusconi e cacciarlo via?
Non credo, poiché, per quanto censurabili le sue frequentazioni, sono e restano soltanto sue, non hanno valenza politica, e mai, laddove fosse stata in vigore la ragion di Stato fatta purtroppo a pezzi, le conversazioni irrilevanti penalmente avrebbero dovuto essere rese note tanto per sputtanarlo urbi et orbi.

Insomma, la politica resta in attesa.
In un clima postribolare ed angoscioso. Immobile.
Non sa che fare.
Neppure i pallidi oppositori che ogni notte sognano di impiccare il tiranno sanno come uscire dall’impasse.
Al di là della generica richiesta di dimissioni, chi hanno da proporre come premier, quale coalizione da mettere in campo, che tipo di programma formulare per poter governare sia pure per un breve lasso di tempo?
E se dovessero ottenere lo scioglimento delle Camere dal capo dello Stato, come si presenterebbero all’elettorato? Interrogativi finora privi di risposta.

Si accontentano di sventolare, come ridicole bandiere di vittoria, le mutande di procaci femmine, felici e pagate, restate impigliate nelle conversazioni del premier.
Contenti loro.
Per quanto ci riguarda non abbiano nessuna voglia di ridere né dei guai altrui, né di quelli ben più gravi del Paese.


Per Europa Federale
Marco Fumagalli resp. alle P.R.
 
 
 
 

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