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30 maggio 2007 Le falsità del centrosinistra sul pubblico impiego


di Antonio Maglietta - 29 maggio 2007

Con la Finanziaria 2007 il governo Prodi ha cercato di consolidare il proprio elettorato di riferimento attraverso la previsione di una maxisanatoria nel pubblico impiego. Mediaticamente l'operazione è stata presentata come una «una risposta ad una emergenza sociale» nei confronti dei cosiddetti precari della Pubblica Amministrazione. Come se non bastasse, il tutto è stato condito con slogan demagogici che da un lato hanno attribuito alle politiche del governo Berlusconi ed alla legge Biagi le cause di tutti i mali che affliggono il pubblico impiego e dall'altro si sono incensate e glorificate le norme della Finanziaria 2007 come la soluzione geniale tirata fuori dal cilindro dei «migliori della politica» per eliminare hic et nunc, con un solo colpo di penna del legislatore, il fenomeno del cosiddetto precariato nella Pubblica Amministrazione. Insomma, un vero e proprio pugno nello stomaco alla corretta informazione ed alla realtà dei fatti. Proviamo a fare un po' di chiarezza.

Una delle leggende metropolitane venduta per verità è che una delle cause della moltiplicazione esponenziale dei contratti flessibili nel pubblico impiego (cioè tutti quelli non a tempo indeterminato) derivi dal blocco delle assunzioni adottato dal governo Berlusconi. Senza entrare nel merito del rapporto causa-effetto il punto che invece va evidenziato è che il blocco delle assunzioni è stato introdotto dal governo di Giuliano Amato nel '92 ed in seguito riproposto da quello Prodi nel '96. Il governo Berlusconi quindi si è solo limitato a rispettare una prassi consolidata di controllo della spesa pubblica. Ma questa è solo una delle tante bugie sul pubblico impiego.

Altra falsità. Si dice spesso che il precariato nella PA è frutto dell'applicazione della legge Biagi. In generale va detto che nel 1997 con il summit di Lussemburgo è nata la Strategia europea per l'occupazione (SEO) in risposta all'esigenza di cooperazione e coordinamento delle politiche occupazionali fra gli Stati membri ed in quel contesto sono state adottate le prime linee guida. In Italia, in linea con la SEO, le prime forme di lavoro flessibile vennero introdotte dal primo governo Prodi con la legge n. 196 del 1997 (c.d. pacchetto Treu). Il governo Berlusconi definì invece, a partire dal Libro Bianco del 2001, una riforma complessiva del mercato del lavoro, sempre nell'ambito della strategia comunitaria e nel solco della via percorsa dal precedente pacchetto Treu. Il citato Libro Bianco indicava gli obiettivi prioritari della riforma, obiettivi recepiti dal Patto per l'Italia del luglio 2002 che ha aperto la strada alla legge delega n. 30 del 14 febbraio 2003 (Legge Biagi) e ai successivi decreti attuativi. Fatta chiarezza sulla cronologia degli eventi, in ordine all'introduzione dei contratti cosiddetti flessibili nel nostro ordinamento, aggiungiamo la parte più importante e cioè che la legge Biagi non si applica al pubblico impiego (inoltre nella Pubblica Amministrazione esistono ancora i co. co. co., mentre nel privato, dal 24 ottobre 2004, i contratti di collaborazione coordinata e continuativa sono usciti di scena, sostituiti da un istituto inserito ex novo dalla legge Biagi, che offre maggiori garanzie contro il fenomeno dei lavori subordinati camuffati da co.co.co.).

Altra bugia. La Finanziaria 2007 risolve il problema del precariato. In questo caso le anomalie da evidenziare sono sostanzialmente tre:

1. non si elimina alla radice il problema del ricorso indiscriminato ai contratti da lavoro flessibile come mezzo per aggirare il blocco delle assunzioni e non si incentiva il combinato disposto mobilità/formazione come strumento per sopperire alle esigenze di fabbisogno di personale (infatti parlare di carenze di organico con una Pubblica Amministrazione con circa 3 milioni e mezzo di dipendenti è alquanto curioso) con il rischio quindi di ritrovarci fra qualche anno con la stessa situazione ed una nuova strumentale propaganda sul precariato; 2. visto che i commi 558 e 562 della legge finanziaria 2007 prevedono la possibilità, per gli enti locali, di assumere a tempo indeterminato il personale precario alle proprie dipendenze, in presenza di determinati requisiti e quindi si parla di facoltà e non di obbligo (in ragione dell'autonomia di tali soggetti) è chiaro che il rischio di una discriminazione è dietro l'angolo (ad esempio il dipendente con contratto diverso da quello a tempo indeterminato del comune X verrà stabilizzato mentre quello del comune Y con pari requisiti no); 3. promuovere maxisanatorie (peraltro inutili perché le stabilizzazioni effettive non saranno quelle promesse) anziché riformare e rilanciare le procedure concorsuali, nel pieno rispetto del dettato costituzionale, significa ingenerare aspettative di future stabilizzazioni in chi oggi entra nella Pubblica Amministrazione con un contratto diverso da quello a tempo indeterminato oltre al fatto che in questo modo
si mortifica il concetto stesso di meritocrazia.
Insomma, sembra chiaro che le falsità vendute per verità sul pubblico impiego servono solo a coprire la realtà dei fatti e cioè che il centrosinistra in materia di Pubblica Amministrazione ha sbagliato tutto: analisi, previsioni ed interventi normativi.


Antonio Maglietta
 
 
 
 

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