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24 Luglio 2007 I due ministri ai ferri corti per le richieste della Forleo
e Prodi esprime solidarietà a Fassino e D’Alema



lunedì 23 luglio

ORMAI non è più una novità.


Sono mesi che Antonio Di Pietro e Clemente Mastella, nonostante la comune militanza sotto le insegne dell’Unione, non perdono occasione per polemizzare. Qualcuno sostiene che, all’origine della ruggine tra i due, ci sia il ruolo giocato dall’ex pm durante la stagione di Tangentopoli che cancellò completamente la Dc, partito in cui Mastella si formò politicamente.

Una situazione aggravata dalla nomina del leader Udeur a ministro della Giustizia, una poltrona a cui Di Pietro, forte dell’esperienza in magistratura, puntava. Invece l’ex pm si è dovuto «accontentare» del dicastero delle Infrastrutture con il risultato che, appena può, dice la sua sulla giustizia.

Lo ha fatto in occasione dell’approvazione dell’indulto (arrivando ad autosospendersi dalla carica di ministro), lo ha fatto in sede di discussione della riforma dell’ordinamento giudiziario licenziata poco più di una settimana fa al Senato.

La sua «ingombrante presenza» ha provocato lo sfogo di Mastella: «Il Guardasigilli sono io, non Di Pietro.

Se vogliono lui facciano pure e si accomodino».



Ora i due tornano ad incrociare le armi sull’iniziativa del gip Clementina Forleo che ha chiesto al Parlamento di poter utilizzare le intercettazioni di 68 telefonate tra sei uomini politici (i diessini Massimo D’Alema, Piero Fassino e Nicola Latorre; gli azzurri Luigi Grillo, Romano Comincioli e Salvatore Cicu) e i protagonisti delle tentate scalate ad Antonveneta, Bnl e Rcs.



Un’iniziativa impropria per Mastella che, proprio per questo, ha chiesto di potere verificare l’operato della Forleo.

Per il Guardasigilli, infatti, il gip si è comportato da pubblico ministero.

«Ritengo siano state violate delle regole - spiega in un’intervista al Corriere della Sera -.

E come ministro della Giustizia ho il dovere di intervenire.

Per evitare uno scontro tra i poteri dello Stato che riporterebbe indietro le lancette di questo Paese.

Per fare rispettare la Costituzione.

E anche per evitare forse uno scontro interno alla magistratura, perché mi sembra che i pm milanesi abbiano fatto valutazioni diverse rispetto alla signora Forleo».

Una spiegazione che non convince Di Pietro.

«È un attentato contro la Costituzione - attacca sulle pagine di Repubblica -.

È fuori luogo e abusivo che sindachi l’atto di un giudice, e neppure quello di un pm, che può essere valutato solo da altri atti giudiziari, e non dal ministro.

L’esecutivo, per difendere se stesso, si appropria di una funzione che non gli compete». A questo punto la polemica si sposta dalle pagine dei giornali alla pubblica piazza.

«Non sono io ad attentare alla Costituzione, come sostiene il ministro delle Infrastrutture - replica Mastella -.

È semmai proprio l’ex pm che, spesso, attenta al buon senso.

Se valutare la possibile esorbitanza di un atto giudiziario dal suo modello legale e il suo eventuale contrasto con le prerogative parlamentare significa violare la Costituzione, è l’ex pm a trovarsi fuori linea, come dimostrano le posizioni espresse dai presidenti di Camera e Senato sul cui giudizio mi onoro di convenire».

«Nella mia azione - aggiunge -, oggi più che mai, e lo sa bene l’ex pm che tentò inutilmente di crearmi difficoltà giudiziarie su fatti inesistenti, sono fedele alla legge e ritengo che la giustizia debba essere uguale per tutti».

Spetta a Di Pietro l’onore dell’ultima parola.

«C’è stata, eccome, una violazione della Costituzione, ma da parte di questo governo e del suo ministro della Giustizia - insiste -.

Il Guardasigilli può sindacare i comportamenti del giudice, ma non gli atti, altrimenti ci troveremo di fronte a un abuso delle proprie funzioni e a una violazione del principio della divisione dei poteri».

L’ex pm difende l’operato del gip Clementina Forleo e torna ad attaccare il Guardasigilli: «Continuare ad infierire su Mastella sarebbe come continuare a sparare sulla Croce Rossa, gli mancano i fondamentali del diritto.

Dovrebbe prendere la buona abitudine di darmi un po’ più retta.

Anche se io credo che lui abbia colto al volo questa occasione solo per tentare di ingraziarsi forze politiche di destra e di sinistra in vista di futuri scenari politici».

Per Di Pietro comunque la soluzione al caso è una sola: «Tutti coloro che hanno a cuore la verità o sono certi della loro innocenza devono supplicare il Parlamento affinché dia l’autorizzazione a usare le indagini e le intercettazioni in modo che l’inchiesta proceda al più presto e accerti quanto effettivamente è accaduto».

E mentre la Cdl chiede a Palazzo Chigi di schierarsi con uno dei due ministri il presidente del Consiglio telefona a Massimo D’Alema e Piero Fassino per esprimere la propria solidarietà.

Il primo round, forse, lo ha vinto Mastella?



Per europafederale.it

Marco Fumagalli

 
 
 
 

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