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30 maggio 2007 Il costo del tesoretto


di Aurora Franceschelli - 29 maggio 2007

Le elezioni amministrative hanno confermato la valenza politica del voto espresso da più di dieci milioni di cittadini italiani. Il popolo votante ha bocciato sonoramente una politica punitiva - che ha penalizzato le classi produttive del Paese - e asfittica, incapace di risolvere i problemi concreti di un Paese che chiede a gran voce di poter essere più competitivo. Una politica, quella della sinistra, che ha deluso profondamente anche quegli elettori che tradizionalmente votavano a sinistra, i quali hanno potuto verificare come la coalizione a cui essi avevano accordato la loro fiducia un anno fa non abbia mantenuto le promesse elettorali di redistribuzione della ricchezza.

I dati usciti dalle urne sanzionano una sconfitta sonora del centrosinistra, una debacle che si impone proprio su un terreno, quello locale, dove la sinistra ha sempre potuto godere di un buon radicamento capillare. A livello provinciale, così come a livello comunale - anche se in misura minore - abbiamo assistito ad una calo del numero dei votanti (dal 64,9% si è passati al 58%). Sono soprattutto elettori del centrosinistra, i quali non sono più disposti a votare motivati esclusivamente dallo spirito di appartenenza, ma hanno bisogno di risposte concrete; sono cittadini profondamente delusi da promesse disattese, che non si sentono più rappresentati da una classe dirigente che non è in grado di portare avanti un progetto chiaro e definito, un progetto che risponda ai bisogni reali del Paese: dalla sicurezza, alle infrastrutture, alla necessità di ridurre un carico fiscale troppo oneroso, ecc.

Il voto di domenica e lunedì, compreso l'alto tasso di astensionismo degli elettori di sinistra, rappresenta un voto contro l'inconsistenza della demagogia populista che la sinistra ha portato avanti in questo anno di governo, è un campanello d'allarme preoccupante per una coalizione che non sembra in grado di recepire le istanze popolari e che in questi mesi ha voltato le spalle all'Italia produttiva. Il Nord, in questa sconfitta del centrosinistra, ha certamente fatto sentire il suo peso. In Province come Como, Vercelli, Varese e Vicenza lo scarto è stato del doppio e, in certi casi, rasenta il triplo. Persino nella provincia di Genova, roccaforte rossa, la CdL, con Renata Oliveri, è riuscita ad ottenere il ballottaggio. La sinistra ha perso città importanti come Verona, Gorizia, Asti, Alessandria e Monza. Questo significa che il popolo di centrodestra è più vivo che mai, e si coagula attorno a colui che riconosce come unico leader carismatico, Silvio Berlusconi. Con questo voto il popolo della Casa delle Libertà ha espresso il suo forte desiderio di partecipazione, ha manifestato a chiare lettere una volontà ben precisa, quella di mandare a casa un Governo che sta danneggiando il Paese.

Il popolo di centrosinistra, al contrario, ha manifestato il suo distacco, la sua disaffezione nei confronti di una politica e di una classe dirigente da cui non si sente più rappresentato. E' simbolico il fatto che a Genova, ad esempio, l'astensionismo sia stato molto alto soprattutto nelle zone del Ponente, proprio in quei quartieri industriali e popolari dove è molto radicato l'Ulivo (che ha fatto registrare un calo vistoso: dal 39% al 35%). La sconfitta appena subita non potrà non avere un impatto negativo sulla tenuta del Governo Prodi a livello nazionale: l'Esecutivo governa senza una vera maggioranza di seggi al Senato e senza avere più, ormai da tempo, nemmeno quella manciata di voti di vantaggio che gli consentì di vincere di misura le elezioni legislative. Anzi, come è risultato da quest'ultima tornata elettorale, il distacco di consensi tra centrodestra e centrosinistra, a vantaggio della CdL, si accresce ulteriormente.

Le elezioni comunali e provinciali hanno sanzionato anche il fallimento di quel soggetto che dovrebbe tamponare la crisi del centrosinistra: il costituendo partito democratico, costruito per riconquistare i voti dell'Italia produttiva e sottrarli così al centrodestra, non appare agli occhi degli elettori un progetto credibile. D'altronde, come può apparire credibile la creazione, dall'alto, di un partito che non ha ancora un chiaro progetto di società? Che non ha idee? Che non ha ancora definito quale sarà la sua reale identità? E' significativo il fatto che a Taranto e all'Aquila, le due città dove la sinistra è riuscita ad accrescere i suoi consensi, sono le uniche dove i candidati sindaci erano in forza alla sinistra radicale. A Taranto il candidato di Rifondazione ha ottenuto molti più consensi rispetto a quello di Ds e Margherita, con cui andrà al ballottaggio.

Limitare la sconfitta, come la sinistra sta tentando di fare, ad una questione puramente geografica confinata al Nord significa rifuggire una realtà amara; certamente il Nord produttivo è quello che con più forza ha bocciato non solo le amministrazioni di centrosinistra, ma soprattutto quello che politicamente rappresentano a livello nazionale, ma non si può non riconoscere il peso che anche il Sud ha avuto: qui, in sette capoluoghi su nove, la sinistra si attesta sotto il 35%. A Reggio Calabria la CdL ha stravinto, così come in Sicilia. In Puglia Forza Italia si conferma primo partito nella maggior parte dei 55 Comuni: 25 sono i comuni azzurri contro i 19 dell'Unione; 10 saranno quelli che andranno al ballottaggio e tra essi alcuni erano prima ad appannaggio della sinistra. Un altro dato importante è quello che riguarda le Regioni rosse, Emilia Romagna e Toscana: qui tutti i capoluoghi andranno al ballottaggio, persino una roccaforte come Pistoia. Anche Genova, oltre al ballottaggio ottenuto in Provincia, ha fatto registrare un dato interessante: qui la CdL ha guadagnato circa dieci punti percentuali.

Insomma, il dato, lampante, che emerge da quest'ultima consultazione elettorale è un netto avanzamento del centrodestra e una disfatta, quasi una Caporetto, per il Governo Prodi. Ormai è chiaro, il popolo italiano non accetta più prese di posizione ideologiche che non portano a nulla. Il popolo italiano chiede un governo unito in grado di varare vere riforme.


Aurora Franceschelli
franceschelli@ragionpolitica.it
 
 
 
 

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