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28 luglio 2005 Un Paese allo sbando: una delle poche ancore di salvezza è l’Europa

Vorrei poter commentare dati positivi. Ma due fatti che mi hanno talmente colpito e che non riesco a non parlarne.

Il primo è la decisione del governo di non abbassare l’Irap, poiché le casse dello Stato sono vuote e abbiamo già raschiato il barile.
Il secondo è il dato di oggi, e cioè il calo dei consumi del 3,9%.

Non sono un economista, ma non ci vuole uno scienziato per rendersi conto che sono dati drammatici. Il taglio dell’Irap era l’unica misura sulla quale si era trovato un accordo relativamente ampio.

Era giudicata da tutti insufficiente, ma andava comunque nella direzione giusta. Insomma un piccolo stimolo a un’economia malata, che richiederebbe molto di più ma che intanto avrebbe avuto una boccata d’ossigeno.

Non si è potuta fare, perché non ci sono soldi, e l’unico modo sarebbe stato un aumento dell’Iva: ma anche un bambino capisce che non si rilancia un’economia diminuendo un’imposta e aumentandone un’altra.

Di fronte a questi dati ciò che stupisce e, diciamolo pure, indigna, è l’atteggiamento del governo. O meglio l’atteggiamento del Presidente del Consiglio, visto che il governo tace, probabilmente perché non sa cosa dire. Berlusconi dice che siamo ricchi, che stiamo benissimo, che abbiamo troppi telefonini (il che è vero).

L’unica cosa che non dice è che guardiamo troppa tv (altra cosa vera) perché su quello lui ci campa. Insomma, siamo un paese ricco e felice, e solo una propaganda della perfida sinistra semina pessimismo solo per mettere in cattiva luce l’odiato Premier, il suo governo e il suo partito.

No, signor presidente, le cose non stanno così. Lei non ha diritto di dire queste cose. A parte il fatto che queste cose le dice l’Istat, e non il famoso Eurispes, che Lei ha criticato tante volte accusandolo di tirare la volata all’opposizione, e che noi invece ringraziamo perché ha scoperto prima degli altri che il re era nudo.

Guardi i dati sui consumi scomposti per regioni. Nelle isole i consumi alimentari sono calati del 11,4%. Lei pensa che i siciliani e i sardi fossero abituati a mangiare caviale, e visto il periodo di austerità abbiano saggiamente abbandonato queste abitudini? La realtà è un’altra. Nelle regioni più povere d’Italia si sta alzando paurosamente la soglia di povertà. Quei consumi che calano non sono la rinuncia al lusso eccessivo. Sono gli impiegati a reddito fisso, i pensionati, i disoccupati che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese.

Questa reazione scoraggia, e in qualche momento atterrisce, perché dà la sensazione di un paese allo sbando, di una “nave senza nocchiero in gran tempesta”.
In una situazione così drammatica il primo dovere del governo è quello di dire la verità, di non sottolineare nulla della gravità della crisi
. E’ un dovere verso i cittadini, che hanno il diritto di sapere in che situazione si trovano, e di non essere condotti senza saperlo in fondo a un baratro.
Ma è anche l’unico modo per invertire una rotta, perché solo la consapevolezza del pericolo, vorrei dire del dramma, può dare al paese la volontà di reagire, può sprigionare quelle energie che tanti popoli, e forse quello italiano più di tutti, riescono a esprimere nei momenti più drammatici.

Ma c’è un altro sospetto dietro questa inerzia.
Che il governo si prepari a dire agli italiani che la colpa è tutta dell’Europa, che noi staremmo bene se non ci fosse l’euro, che è a Bruxelles che vanno ricercati i colpevoli.
Bossi lo urla già a gran voce, Berlusconi lo dice ancora a mezza bocca; Fini invece, e gli va dato atto, difende l’Europa, ma sembra travolto dalle circostanze.
Se questo è vero, non siamo di fronte a un caso di irresponsabilità; è in atto un’azione scellerata.
Berlusconi sa benissimo, perché non è stupido né é un pazzo, che senza l’Europa e la moneta unica la lira sarebbe stata più volte travolta, che gli scandali Cirio e Parmalat avrebbe gettato nel caos la nostra economia, che l’Italia sarebbe avviata da un pezzo sulla strada dell’Argentina.
Berlusconi sa benissimo che una delle poche ancore di salvezza che abbiamo si chiama Europa.

Sa benissimo che la Germania, con l’euro come noi, è in ripresa. Se è disposto a buttare a mare l’Europa pur di tentare di vincere le elezioni è evidentemente perché preferisce salvare sé stesso che salvare l’Italia, e che questa vada a farsi friggere. Ma se la pensa così, noi cittadini glielo lasceremo fare?

 
 
 
 

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