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06 Febbraio 2017 M5S, Raggi e Frongia processarono De Vito davanti ai deputati.



COSE da 1° Repubblica, Complotto contro De Vitto da:
Virginia Raggi, Enrico Stefàno, Daniele Frongia, Paolo Ferrara, Monica Lozzi, Paolo Ferrara, Danilo Barbuto,


Nuove rivelazioni nella chat segreta del 2016 relativa al “Dossier De Vito”, che molti smentiscono, ma la cui fondatezza si consolida ogni giorno di più.

Protagonisti di questi nuovi screenshot provenienti da una nostra fonte pentastellata e pubblicati in esclusiva da affaritaliani.it, sono Daniele Frongia, allora consigliere comunale e oggi assessore allo Sport dopo essere stato vicesindaco; Paolo Ferrara, ex consigliere del Decimo Municipio e ora capogruppo in consiglio comunale; Monica Lozzi, presidente e all’epoca consigliera del Settimo Municipio; Danilo Barbuto, ex consigliere del Quarto Municipio.

Ricordiamo che nella chat – pare creata da Frongia – erano presenti tutti i consiglieri comunali e municipali pentastellati dell’epoca, tranne Marcello De Vito e Tiziano Azzara, ex consigliere del Primo Municipio.

Daniele Frongia pubblica nella chat un messaggio di De Vito (forse proveniente da uno scambio privato con lui o da un'altra chat di gruppo), in cui “il condannato in contumacia” lamenta – in toni piuttosto tragici – lui “che non ha mai rubato niente in vita sua”, di essere stato “accusato di abuso d’ufficio con tanto di parere legale” davanti a cinque parlamentari, due membri del direttorio e uno di un imprecisato “coso”, che ipotizziamo si tratti del comitato d'appello.

Interrogato al riguardo di questo messaggio, il nostro confidente pentastellato confida che dovrebbe trattarsi di una riunione “pretesa da Frongia, in cui quest’ultimo, Virginia Raggi e l’altro consigliere Enrico Stefàno accusarono De Vito di abuso d’ufficio davanti a tutti i parlamentari romani tranne uno, ovvero Roberta Lombardi, Alessandro Di Battista, Carla Ruocco (questi ultimi due ex membri del Direttorio), Paola Taverna, Stefano Vignaroli e Massimo Enrico Baroni, e in presenza di Rocco Casalino (responsabile comunicazione Senato), Ilaria Loquenzi (responsabile comunicazione Camera) e Augusto Rubei, blogger del Fatto Quotidiano e consulente alla comunicazione pentastellata alla Camera”.

Quanto agli “otto” cui si riferisce De Vito, pare alludesse ai misteriosi destinatari di una mail che quest’ultimo inviò per denunciare i soprusi e le accuse infamanti affinché si prendessero provvedimenti contro i tre suoi colleghi consiglieri dell’epoca.

Intanto, Daniele Frongia continua nella chat segreta l'istruttoria contro l'assente De Vito, lamentandosi del fatto che negli ultimi tempi i problemi si sono acuiti e snocciolando una serie di accuse a carico del collega, tra cui quella di aver “diffuso un dossier contro Virginia Raggi in Parlamento”…

Ma come, un altro dossier, questa volta divulgato da De Vito? Un nuovo tassello da approfondire, decisamente.

Le accuse sono inoltre quelle di aver prodotto atti non concordati e neppure condivisi, di aver disatteso le decisioni del gruppo, di non aver supervisionato un collaboratore (Claudio Ortale, poi rinviato a giudizio per truffa aggravata proprio per segnalazione di De Vito) generando danno per il Comune.

Tutte accuse infondate che, come abbiamo già visto, De Vito smentì una a una.
Frongia dichiara anche di voler vedere se il m5s riuscirà a gestire questo "problema interno" altrimenti non sarà in grado di gestire i problemi di Roma.

Profetico, non c'è che dire.

Riferendosi al condono edilizio di un immobile sito in Via Cardinal Pacca, riguardo al quale De Vito fu accusato di un illecito accesso agli atti (accusa anche questa confutata), Monica Lozzi dichiara esserne a conoscenza anche tale “Dessi” (alias Emanuele Dessì, consigliere comunale pentastellato di Frascati) e che questi ne avrebbe parlato in una riunione ai Castelli.

Quindi, stando a quanto si legge, il “caso De Vito” era già noto anche fuori Roma, e probabilmente solo lui e Roberta Lombardi n’erano rimasti ignari fino al momento decisivo.

Il capogruppo in consiglio comunale Paolo Ferrara (fedelissimo della Lombardi) procede invece con i piedi di piombo e ricorda che non sono “un tribunale” (ma l’atmosfera è quella); che si dovrà valutare con le carte alla mano e che il voto contro De Vito dovrà essere a maggioranza.

Frongia accenna dunque a uno scambio intercorso con Roberta Lombardi, che gli invierà la “linea difensiva” di De Vito (l’espressione “linea difensiva” delinea un vero e proprio processo interno) e Danilo Barbuto commenta tagliente: “ossia la sua”, ovvero quella della stessa Lombardi, di cui de Vito è il protetto. Monica Lozzi s’informa se la linea difensiva è “credibile”, ma Frongia nega sostenendo che è “confliggente con quanto detto e fatto dal suo collaboratore" (il già citato Claudio Ortale, rinviato a giudizio per truffa aggravata) e da quanto detto da De Vito.

Malgrado l’analisi di Frongia, tutte le accuse furono rispedite al mittente da De Vito che tuttavia decise di tacere sul trattamento subìto, a suo dire, per il bene del m5s.

Sta di fatto che come dimostrano questi screenshot, prima delle elezioni dello scorso anno, mentre davanti alle telecamere e agli eventi pentastellati sorridevano in un “volemose bene” perpetuo, i parlamentari e i consiglieri comunali e municipali del m5s tramavano contro un loro collega e compagno di squadra, che al tempo stesso sceglieva di tacere avallando di fatto questa farsa ai danni dei romani, ignari di quanto stava succedendo dietro le quinte nella totale assenza di trasparenza.

Un valore che, assieme all’onestà, nel m5s è da tempo annegato nella palude di veleni e di congiure incrociate.



Tratto da affariitaliani.it
Per Europa Federale
Marco Fumagalli



Ps. Avremmo voluto allegare anche le CHAT, non l’abbiamo fatto per mancanza di spazio


 
 
 
 

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