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12 settembre 2025 Il PD da caviale e champagne

"Il PD da caviale e champagne, prima della Schlein, a frutta e verdura oggi" una fine già scritta. “Rimpatriare gli immigrati smistandoli in Albania? No grazie. Meglio tesserare i lavoratori albanesi col bancomat del PD di Pisa” Tesserati a tradimento: il PD pisano e l’arte del reclutamento disperato.
di Giuseppe Trej
Nel vasto panorama delle tragicommedie politiche italiane, il Partito Democratico riesce sempre a regalarci perle di rara bellezza. L’ultima arriva da Pisa, città della torre pendente e, a quanto pare, anche della democrazia interna inclinata.
Il congresso locale del PD è stato sospeso per irregolarità talmente grottesche che nemmeno un romanzo di Kafka avrebbe osato immaginare.
Il protagonista?
Un manipolo di dirigenti locali che, nel tentativo di vincere un congresso di circolo, ha pensato bene di tesserare operai albanesi.
Non in Albania, sia chiaro — sarebbe stato troppo complicato — ma direttamente nei cantieri edili di Pisa.
Perché quando gli italiani non vogliono più tesserarsi al PD, si va dove il cemento è fresco e le mani sono callose.

La tessera come omaggio aziendale.
Marco Biondi, ingegnere e candidato alla segreteria del circolo 2 di Pisa, ha avuto un’illuminazione degna di Machiavelli: se non puoi convincere gli iscritti, creali.
Così, nei cantieri dove lavora, sono magicamente apparse decine di nuovi tesserati, tutti operai albanesi.
Alcuni non parlano italiano, altri non sapevano nemmeno cosa fosse il PD.
Ma poco importa: la tessera è stata pagata, il nome è stato registrato, e il voto è pronto.
Dall’altra parte, Mario Iannella, candidato di area Bonaccini, ha pensato bene di anticipare i soldi del circolo per acquistare tessere.
Un gesto che lui stesso ha definito “un prestito”.
Un prestito a chi, di preciso?
Alla democrazia?
Alla credibilità?
Alla pazienza degli iscritti storici?

Il congresso sospeso, la dignità pure.
Emiliano Fossi, segretario regionale del PD toscano, ha sospeso il congresso.
Un atto dovuto, certo, ma che arriva dopo che la farsa era già andata in scena.
Il problema non è solo il tesseramento forzato, ma il fatto che nessuno sembri più scandalizzarsi.
In fondo, è solo l’ennesima dimostrazione che il PD è diventato un partito dove la militanza è un optional e il consenso si misura a colpi di Excel.

Quando il popolo non ti segue, inventalo.
La vera domanda è: perché tutto questo?
Perché tesserare operai stranieri che non hanno alcun legame con il partito?
La risposta è tanto semplice quanto inquietante: gli italiani non vogliono più tesserarsi al PD.
Non ci credono, non lo sentono loro, non lo riconoscono come strumento di cambiamento.
E allora, in mancanza di entusiasmo, si ricorre al reclutamento industriale. Altro che partecipazione dal basso: qui si va direttamente in cantiere con il modulo d’iscrizione.

La parabola di un partito che non sa più chi è.
Il caso Pisa non è un’anomalia.
È lo specchio di un partito che ha smarrito la propria identità.
Un tempo il PD era il luogo della discussione, del confronto, della passione politica.
Oggi è un campo di battaglia tra correnti, dove le tessere valgono più delle idee e i congressi sono guerre di posizione tra chi ha più amici, più operai, più moduli.
E mentre Elly Schlein cerca di dare un volto nuovo al partito, nei territori si combatte con le armi più vecchie e logore della politica italiana: il clientelismo, il favoritismo, il tesseramento selvaggio.
Altro che rinnovamento: qui si torna al manuale Cencelli, versione edile.

Conclusione: il PD come metafora del paese.
Il PD pisano ci ha regalato una lezione involontaria ma preziosa: quando la politica perde il contatto con la realtà, si rifugia nella contabilità.
Quando non riesce più a parlare al cuore degli elettori, cerca scorciatoie.
E quando nemmeno le scorciatoie bastano, si inventa un elettorato.
La speranza è che qualcuno, da Roma, guardi a Pisa non con fastidio, ma con lucidità.
Perché se il partito vuole davvero tornare a essere popolare, deve smettere di trattare la militanza come una pratica amministrativa.
E deve ricordarsi che la democrazia non si compra a 10 euro a tessera.
Nemmeno nei cantieri.


Trej Giuseppe
Presidente “di Europa Federale”


 
 
 
 

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